LA CARTA DELL'AQUILA
È un documento che traccia l’impegno, il ruolo e l’indirizzo di sviluppo delle città medie delle aree interne.
- L’impegno è la creazione di un movimento di opinione rispetto al riequilibrio e alla compattezza del Paese.
- Il ruolo da assumere è quello di cerniera tra grandi agglomerati, fin troppo sovraccarichi, e microrealtà che, invece, soffrono di spopolamento per carenza di servizi e infrastrutture.
- L’indirizzo di sviluppo sta nel progettare l’avvenire secondo quattro asset specifici: cultura, turismo, innovazione e formazione.
Il dibattito sullo sviluppo uniforme dell’Italia ha spostato il suo baricentro. Alla “questione Meridionale”, si è unita la frattura tra aree urbane e città medie delle zone interne. Queste, attraverso la Carta dell’Aquila, possono mettere a punto e condividere un modello di crescita per superare il divario accumulato e contribuire a ricompattare la crescita nazionale secondo una sola velocità.
Le Città intermedie rappresentano per i territori periferici un riferimento fondamentale non solo come luogo in cui si concentra l’offerta dei servizi di rango superiore, ma anche come punto di accesso a competenze avanzate, nonché come hub di condensazione e rappresentanza delle identità socioculturali.
Le città, infatti, anche in funzione dei processi storici di urbanizzazione, hanno assunto nel tempo la funzione di centro di accumulazione di competenze e di generazione di valore, assumendo anche il fondamentale ruolo di facilitatori e produttori di innovazione per il territorio. Le città appenniniche per rivitalizzare le aree interne devono far gemmare nel contesto territoriale di riferimento un’innovativa Smart Area ed offrire ai comuni limitrofi servizi tecnici ed amministrativi, ottimizzando le risorse, unendo le forze, accompagnando lo spirito di iniziativa delle nuove generazioni.
Il ruolo delle città quale hub di competenze a servizio dei territori può articolarsi su quattro assi principali:




La “Carta dell’Aquila” individua politiche e azioni, da condividere con i diversi livelli istituzionali, per attivare una rete di costante collaborazione tra le città delle aree interne e generare un nuovo protagonismo delle città intermedie appenniniche. Per invertire i fenomeni di depauperamento demografico e socio-economico dei territori le città, con voce unita, chiedono:
La vulnerabilità territoriale, intesa quale esposizione al rischio elevato di calamità naturale, rappresenta un primo tema trasversale su cui realizzare uno specifico Centro di Competenza. La lunga storia di emergenze sismiche nell’area appenninica ha messo a disposizione un patrimonio di conoscenze scientifiche, ma ancor più tecnico-operative, in tema di ricostruzione, con specifico riferimento al recupero del patrimonio culturale e artistico e al rilancio del tessuto socioeconomico delle aree colpite, alla rigenerazione dell’ambiente sociale. Valorizzare il tema della vulnerabilità territoriale consente, inoltre, di intervenire su altre dimensioni socioe- conomiche come:
- l’innovazione e le nuove tecnologie, grazie allo sviluppo di nuovi materiali e l’aggiornamento delle norme tecniche di riferimento;
- la sicurezza dei cittadini, mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici;
- la tutela e la messa in sicurezza del territorio;
- la valorizzazione dei beni culturali, con tangibili effetti anche sull’attrattività territoriale e il comparto del turismo.

I PROMOTORI
Il 23 novembre 2019, all’Aquila, i sindaci dell’Aquila, Ascoli Piceno, Avellino e Carpi, hanno per primi sottoscritto la “Carta dell’Aquila. Manifesto per le città delle aree interne”.
Sono quattro sindaci delle città delle aree interne, dell’emergenza e della rinascita accomunati dal sisma e dalle sue emergenze, ma anche da buone pratiche da raccontare secondo quattro assi di sviluppo che stanno determinando la ripresa di questi territori: cultura, formazione, innovazione e turismo. La riunione simbolica all’Aquila dei quattro primi cittadini di questi centri pone l’accento sul desiderio di riscatto e la loro effervescenza, ovvero su come le città dell’Appennino scelgono di contare nel secolo delle aree metropolitane, usando intelligenza, spirito d’iniziativa, ottimizzando le risorse, unendo le forze.
Conosciamoli meglio:

Esperienze diverse messe a fattor comune per tracciare una rotta.
La Carta dell’Aquila è un punto di riferimento per le comunità dell’Italia “in salita” quotidianamente alle prese con una sfida, che si chiami ricostruzione o spopolamento.
All’Aquila la formazione e l’innovazione sono temi imprescindibili per sostenere il percorso di rinascita dopo il sisma del 2009 e dimostrare come una terra ferita possa risollevarsi se trova il coraggio di scommettere su un diffuso sistema di competenze e sui propri talenti.

Le aree interne rappresentano il cuore del nostro Paese. Un cuore che, pur scalfito dal terremoto, non ha mai smesso di pulsare. E vuole tornare a battere più forte di prima.
Una buona Amministrazione deve fare squadra con la propria comunità e tener conto delle esigenze espresse, partendo da nuovi servizi e infrastrutture cruciali per contrastare lo spopolamento delle zone colpite dal sisma.
Unendo le nostre forze, riusciremo a far sì che le aree interne tornino a essere motore trainante del nostro Paese.

Solo chi ha subìto un evento sismico devastante per la propria popolazione può comprendere le ferite che esso lascia sul territorio. Solo chi lo ha affrontato, d’altro canto, può raccontare la forza d’animo, la volontà di non rassegnarsi e la grande voglia di riscatto con cui ognuna di queste comunità è riuscita a rialzarsi e a riprendere il cammino più forte e motivata di prima. All’Aquila testimonieremo come le nostre città, seppur così duramente colpite, possono anche rappresentare un modello di buone pratiche, figlio delle esperienze territoriali più virtuose.

Carpi ha un filo in comune con L’Aquila, Ascoli Piceno e Avellino, quello del terremoto. Nel 2012 oltre ad essere stata distrutta e lesionata una parte importante del nostro tessuto storico ed artistico, è stata messa a dura prova la tenuta di settori produttivi di primaria importanza. Ci siamo posti il tema di dare da subito segnali non solo di resistenza ma anche di ripresa. Per questo abbiamo lavorato celermente per sistemare e mettere in sicurezza tutti i nostri edifici. Ma non abbiamo voluto disperdere il senso della nostra comunità, recuperando luoghi e spazi civici, come piazze ed edifici pubblici da sempre teatro di eventi strutturati come il festival della filosofia, la festa del racconto, le nostre notti bianche. La cultura è da sempre al centro delle nostre azioni. Un evento drammatico come il sisma ci ha visto reagire mettendo al centro delle nostre azioni la laboriosità e la socialità: in poche parole la nostra identità.
